Muʿammar Gheddafi: differenze tra le versioni

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Muammar Gheddafi File:Coat of arms of Libya.svg

Guida della Rivoluzione Libica
Durata mandato1969- –
?
PredecessoreSayyid Hasan al-Rida al-Mahdi al-Sanussi (Re di Libia)

Primo Ministro libico
Durata mandato1970-1972 (ad interim) –
2011
PredecessoreMahmud Sulayman al-Maghribi
Successore'Abd al-Salam Jallud

Dati generali
Partito politicoUnione Socialista Araba Libica e Unione Socialista Araba
Titolo di studiodoktor nauk
UniversitàBenghazi Military University Academy, University of Libya, Joint Services Command and Staff College e Fu Hsing Kang College, National Defense University
FirmaFirma di Muammar Gheddafi File:Coat of arms of Libya.svg

Muʿammar Abū Minyar al-Qadhdhāfī- in arabo معمر القذافي?, Muʿammar al-Qadhdhāfī ascolta - spesso noto in Italia con la grafia Muammar Gheddafi. Nella lingua spagnola Gheddafi è invece noto come Muamar al Gadafi. (Sirte, 7 giugno 1942) è un politico libico, di fatto massima autorità del Paese, pur non avendo alcun incarico ufficiale e fregiandosi soltanto del titolo onorifico di Guida della Rivoluzione. Fu la guida ideologica del colpo di stato ("rivoluzione“) che il 1º settembre 1969 portò alla caduta della monarchia filo-occidentale del re Idris.

Biografia

Origini e infanzia

Nacque a Sirte, che allora faceva parte della provincia italiana di Misurata, in una famiglia islamica di cui però non si sa molto: recentemente un'anziana signora israeliana di origine libica, la 77enne Rachel Tammam, ha affermato che Gheddafi è di discendenza ebraica in quanto figlio di sua zia Razale Tammam (una ebrea di Bengasi che poco dopo la maggiore età aveva sposato un musulmano scontrandosi contro la volontà del padre)[1]; la voce relativa alle origini ebraiche del leader libico circola già da tempo ma non è ancora stata dimostrata inequivocabilmente dagli storici.

All'età di sei anni perse due suoi cugini e rimase ferito ad un braccio a causa dell'esplosione di una mina, probabilmente italiana, risalente al periodo bellico[2]. Tra il 1956 e il 1961 frequentò la scuola coranica di Sirte, in cui conobbe le idee panarabe di Gamal Abd el-Nasser, cui aderì con entusiasmo. Nel 1968 si iscrisse all'Accademia Militare di Bengasi. Concluse il corso e dopo un breve periodo di specializzazione in Gran Bretagna, fu nominato capitano dell'esercito all'età di 27 anni.

Insoddisfatto del governo guidato dal re Idris I, giudicato da Gheddafi e da numerosi ufficiali troppo servile nei confronti di USA e Francia, il 26 agosto del 1969 guidò un colpo di stato contro il sovrano, che portò il 1º settembre dello stesso anno alla proclamazione della Repubblica, guidata da un Consiglio del Comando della Rivoluzione composto da 12 militari di tendenze panarabe filo-nasseriane. Gheddafi, che nel frattempo era stato nominato colonnello, si mise a capo del Consiglio instaurando un regime dittatoriale in Libia.

Anni Sessanta, Settanta e Ottanta

Fece approvare dal Consiglio una nuova Costituzione, da lui definita araba, libera e democratica. In nome del nazionalismo arabo, egli nazionalizzò la maggior parte delle proprietà petrolifere straniere, espropriò ed espulse la comunità italiana residente nel paese, chiuse le basi militari statunitensi e britanniche, in special modo la base "Wheelus", ridenominata "Oqba bin Nāfi", dal nome del primo conquistatore arabo-musulmano delle regioni nordafricane.

La politica della prima parte del governo Gheddafi può essere definita come una "terza via" tra comunismo e capitalismo nella quale egli cercò di coniugare i principi del panarabismo con quelli della socialdemocrazia. Espose, in maniera più organica, i suoi principi politici e filosofici nel Libro verde (che rimanda al Libro Rosso di Mao Tse-tung), pubblicato nel 1976. Il titolo prendeva spunto dal colore della bandiera libica, che infatti è completamente verde, e che richiama la religione musulmana, dato che verde era il colore preferito di Maometto ed il colore del suo mantello.

Fra le primissime iniziative del governo di Gheddafi vi fu l'adozione di misure sempre più restrittive nei confronti della popolazione italiana che ancora viveva nella ex colonia, culminate col decreto di confisca del 21 luglio 1970 emanato per "restituire al popolo libico le ricchezze dei suoi figli e dei suoi avi usurpate dagli oppressori". Gli italiani furono privati di ogni loro bene, compresi i contributi assistenziali versati all'INPS e da questo trasferiti in base all'accordo all'istituto libico corrispondente, e furono sottoposti a progressive restrizioni finché furono costretti a lasciare il Paese entro il 15 ottobre del 1970[3]. Dal 1970, ogni 7 ottobre in Libia si celebra il “giorno della vendetta”, in ricordo del sequestro di tutti i beni e dell’espulsione di 20.000 coloni italiani.

In politica estera, egli finanziò l'OLP di Yasser Arafat nella sua lotta contro Israele. Inoltre, propose spesso un'unione politica tra i tanti Stati islamici dell'Africa e, in particolare, caldeggiò un'unione politica con la Tunisia ai primi degli anni settanta ma la risposta negativa del presidente tunisino Bourguiba fece tramontare questa ipotesi. Sempre in questo periodo, e per molti anni, Gheddafi fu uno dei pochi leader internazionali che continuarono a sostenere i dittatori Idi Amin Dada e Bokassa (quest'ultimo però soltanto nel periodo in cui si dichiarò musulmano).

Dal 16 gennaio 1970 al 16 luglio 1972 fu anche, ad interim, primo ministro della Libia prima di lasciare il posto a ʿAbd al-Salām Jallūd. Nel 1977, grazie ai maggiori introiti derivanti dal petrolio, Gheddafi poté dotare la sua nazione di nuove strade, ospedali, acquedotti ed industrie. Sull'onda della popolarità, nel 1979 rinunciò a ogni carica politica, pur rimanendo l'unico leader del paese con l'appellativo di "guida della rivoluzione".

Gheddafi ebbe una svolta politica negli anni ottanta: la sua indole anti-israeliana e anti-americana lo portò a sostenere gruppi terroristi, quali per esempio l'irlandese IRA e il palestinese Settembre Nero. Fu anche accusato dall'intelligence statunitense, di aver organizzato degli attentati in Sicilia, Scozia e Francia, ma egli si dichiarò sempre innocente. Si rese anche responsabile del lancio di un missile contro le coste siciliane, fortunatamente senza danni. Divenuto il nemico numero uno degli Stati Uniti d'America, egli fu progressivamente emarginato dalla NATO. Inoltre, il 15 aprile 1986, Gheddafi fu attaccato militarmente per volere del presidente statunitense Ronald Reagan: il massiccio bombardamento ferì mortalmente la figlia adottiva di Gheddafi, ma lasciò indenne il colonnello, che era stato avvertito del bombardamento da Bettino Craxi, allora Presidente del Consiglio in Italia[4].

Il 21 dicembre del 1988 esplodeva un aereo passeggeri sopra la cittadina scozzese di Lockerbie: perirono tutte le 259 persone a bordo oltre a 11 cittadini di Lockerbie. Prima dell'11 settembre 2001 è stato l'attacco terroristico più grave. L'ONU attribuì alla Libia la responsabilità di questo attentato aereo e chiese al governo di Tripoli l'arresto di due suoi cittadini accusati di esservi direttamente coinvolti. Al netto e insindacabile rifiuto di Gheddafi, le Nazioni Unite approvarono la Risoluzione 748, che sanciva un pesante embargo economico contro la Libia, la cui economia era già in fase calante. Nel 1999, con la decisione della Libia di cambiare atteggiamento nei confronti della comunità internazionale, Tripoli consegnò i sospettati di Lockerbie: Abdelbaset ali Mohamed al-Megrahi fu condannato all'ergastolo nel gennaio 2001 da una corte scozzese, mentre Al Amin Khalifa Fhimah fu assolto[5].

Dal 1990 a oggi

Recentemente Gheddafi ha cambiato registro per ciò che concerne la politica estera: condannò l'invasione dell'Iraq ai danni del Kuwait del 1990 e successivamente sostenne le trattative di pace tra Etiopia ed Eritrea. Quando anche Nelson Mandela fece appello alla "Comunità Internazionale", a fronte della disponibilità libica di lasciar sottoporre a giudizio gli imputati libici della strage di Lockerbie e al conseguente pagamento dei danni provocati alle vittime, l'ONU decise di ritirare l'embargo alla Libia (primavera del 1999).

Nei primi anni duemila, gli ultimi sviluppi della politica libica di Gheddafi hanno portato ad un riavvicinamento agli USA e alle democrazie europee, con un parallelo allontanamento dall'integralismo islamico. Grazie a questi passi l'allora presidente statunitense George W. Bush decise di togliere la Libia dalla lista degli Stati Canaglia (in cui rimangono invece l'Iran, la Siria e la Corea del Nord) portando al ristabilimento di pieni rapporti diplomatici tra Libia e Stati Uniti.

Nel 2004, il Mossad, CIA e Sismi individuarono una nave che trasportava la prova che Gheddafi possedeva un arsenale di armi di distruzione di massa. Invece di rendere pubblica la scoperta e sollevare uno scandalo, Stati Uniti e Italia, posero a Gheddafi un ultimatum che questi accettò.[6]

In ogni caso, la Libia (chiamata per volere di Gheddafi Jamāhīriyya, neologismo coniato per l'occasione a partire dal termine arabo jumhūr, il cui plurale jamāhīr significa "masse") non si può definire una democrazia, perché non sono concesse, se non altro, varie libertà politiche (tra cui, per esempio, il multipartitismo).
Il figlio secondogenito del colonnello, ovvero Sayf al-Islam Gheddafi, è stato designato dal padre come erede alla presidenza nel 1995. Il terzo figlio maschio, Al-Sa'adi Gheddafi sembra invece avere altri interessi quali il calcio (ha giocato in Serie A con il Perugia, esordendo in un incontro contro la Juventus, e ha militato, sempre in Serie A, anche con l'Udinese e la Sampdoria), e la mondanità. Nel 2011 in Libia c'è una rivolta e Gheddafi non cerca di provvedere.

Proposta di Laurea Honoris Causa da parte dell'Università di Sassari

Nel maggio 2009 il consiglio della facoltà di giurisprudenza dell'Università di Sassari ha approvato una proposta formale d'assegnare una laurea honoris causa in giurisprudenza al colonnello Gheddafi[7].

Questa iniziativa ha suscitato vivaci proteste da parte dei Radicali Italiani, soprattutto con Marco Cappato (europarlamentare della Lista Emma Bonino) che ha parlato di "HoRRoris causa in Diritto per un sanguinario alleato bipartisan"[8], e dai parlamentari Matteo Mecacci e Marco Perduca, anche loro dei Radicali Italiani, che hanno convocato una conferenza stampa dal tema Le vere cause della resistibile ascesa di Gheddafi[9].

Giugno 2009, visita ufficiale in Italia e polemiche

Il 10 giugno 2009 si è recato per la prima volta in Italia in visita di Stato; Gheddafi ha soggiornato tre giorni in Italia, seppur fra molte polemiche e contestazioni. Il leader libico si è recato al Campidoglio, a La Sapienza (dove ha ricevuto la contestazione degli studenti del movimento dell'Onda[10]), alla sede di Confindustria e ha incontrato le massime cariche italiane. Durante la visita di stato ha mostrato, appuntata sulla divisa militare, una foto dell'eroe della resistenza libica antitaliana Omar al-Mukhtar, suscitando interesse e qualche perplessità.[11]

Particolarmente ostili all'accoglienza trionfale preparata per il leader libico da parte del governo sono stati i Radicali Italiani, che con il deputato Matteo Mecacci e il senatore Marco Perduca (entrambi membri della delegazione Radicale nel PD) hanno organizzato manifestazioni di protesta, in aula del Senato e fuori[12].

Queste proteste hanno fatto sì che la sede dove il colonnello Gheddafi avrebbe dovuto tenere il suo discorso fosse spostata dal Senato alla meno prestigiosa sala Zuccari di Palazzo Giustiniani[13].

Il discorso pronunciato dal colonnello l'11 giugno 2009, ha destato comunque molte polemiche per alcuni dei suoi passaggi:

«Gli Stati Uniti sono terroristi come Bin Laden, hanno fatto dell'Iraq un Paese islamico e le dittature non sono un problema se fanno il bene della gente[14]»

«Quale differenza c'è tra l'attacco degli americani nel 1986 contro le nostre case e le azioni terroristiche di Bin Laden?[15]»

Il 16 novembre 2009 Gheddafi torna in Italia, a Roma, per partecipare a un incontro della Fao. Durante il suo soggiorno romano, organizzò alcuni dibattiti su Islam e Corano a circa cinquecento ragazze hostess, regolarmente stipendiate per la presenza[16].

L'incidente diplomatico con la Svizzera

Il 16 luglio 2008 nell'albergo Président Wilson di Ginevra, Hannibal Gheddafi (figlio del dittatore) percosse due domestici marocchini; la polizia del Canton Ginevra intervenne arrestando Hannibal e la moglie Aline. Da questa data (e in seguito alla pubblicazione delle foto di Hannibal sul quotidiano "la Tribune de Genève"[17]), il dittatore libico si è prodigato con ogni mezzo nell'attuazione di misure di ritorsione contro lo Stato svizzero. Fra queste figurano la proposta di smembramento della Svizzera inoltrata all’ONU[18], l'interruzione dei collegamenti aerei fra Libia e Svizzera garantiti da Swiss[19], il boicottaggio delle banche elvetiche (e in tutta fretta il dittatore libico ha ritirato circa 5 miliardi di franchi depositati nella Confederazione), la sospensione delle forniture petrolifere dirette in Svizzera e la sospensione della concessione di visti a favore di cittadini rossocrociati[20]. Su tutte, la misura con più conseguenze è risultata l'arresto, successivamente trasformatosi in rapimento, del dirigente di ABB Max Göldi, liberato il 14 giugno 2010 dopo quasi 700 giorni trascorsi in mani libiche[21], e dell'impresario edile svizzero-tunisino Rachid Hamdani, nel frattempo liberato[22].

Intanto i due domestici marocchini (un uomo e una donna) denunciarono al quotidiano francese "Le Monde" ("Parlano gli schiavi di Gheddafi") le dure condizioni cui erano sottoposti da parte di Hannibal Gheddafi: erano stati loro ritirati i documenti e il cellulare, venivano picchiati ad ogni minima infrazione, lavoravano ininterrottamente e venivano pagati una volta all'anno con un salario miserabile. Mentre la polizia di Ginevra, fra mille difficoltà, diede seguito alla denuncia dei domestici, in Libia venne arrestata per rappresaglia la madre del domestico: la donna venne tenuta in carcere per un mese e, dopo il suo rilascio (il 15 agosto 2008), medici marocchini diagnosticarono che durante la detenzione era stata sottoposta a stupri e a maltrattamenti tali che perse parecchi denti. Il fratello del domestico, venne anch'egli arrestato a Tripoli e di lui si sono perse le tracce[23].

L'immobilismo delle autorità elvetiche, in un primo tempo giustificato dalla separazione dei poteri vigente in Svizzera, ha poi lasciato spazio a una fervente attività diplomatica volta a ottenere la liberazione dei due ostaggi trattenuti nel paese africano[24]. Il 20 agosto 2009 il Presidente della Confederazione Hans-Rudolf Merz rivolgendo le scuse ufficiali alla famiglia Gheddafi per l'arresto di Hannibal Gheddafi e della moglie Aline, ha acconsentito a un arbitrato internazionale al fine di dirimere la controversia, senza peraltro ottenere la liberazione degli ostaggi promessa[25]. La mossa di Merz non trovò consensi in Svizzera e il presidente - a causa di ciò - decise di non presentarsi alle successive elezioni del 2010, per non penalizzare il suo partito (liberale). Al suo posto venne eletto il liberale Didier Burkhalter.

Dopo il fallimento dell'arbitrato, arenatosi al momento di definire il giudice arbitro, sono intervenuti numerosi colpi di scena. Quando la soluzione alla crisi sembrava vicina, immancabilmente subentravano nuovi problemi. Conseguentemente al rifiuto di concedere visti per l'area Schengen a 188 esponenti del governo libico voluto dalla Svizzera[26], e quale ritorsione per l'esito del voto sull'Iniziativa contro l'edificazione di nuovi minareti in Svizzera, il 15 febbraio 2010, il colonnello Gheddafi proclamò la Jihad contro la Svizzera, scatenando le reazioni di disapprovazione dei maggiori Stati occidentali e della folta comunità islamica residente in Svizzera[27]. Da parte sua, la Libia ottenne il supporto di 17 Stati della Lega araba[28] e un certo sostegno da parte dell'Italia e Malta[29], importanti partner commerciali di Tripoli. Il 21 febbraio 2010, gli ambasciatori di alcuni paesi europei che solidarizzavano con Berna presidiarono l'ambasciata svizzera a Tripoli, scongiurando un'aggressione da parte delle forze armate libiche. Erano presenti gli ambasciatori di Spagna, Francia, Germania, Austria, Polonia, Gran Bretagna e Paesi Bassi. Mancavano invece quelli di Italia e Malta, paesi che già in precedenza avevano supportato le richieste di Tripoli nei confronti della Svizzera.[30]. Secondo il quotidiano il Giornale (di proprietà della famiglia Berlusconi) la situazione fu sbloccata dallo stesso premier italiano che contattò telefonicamente il dittatore libico, con il quale è in ottimi rapporti.[31] Tuttavia fuori dall'Italia la notizia non ebbe conferme.[32]. Al contrario, la televisone pubblica svizzera RSI ritiene che Berlusconi abbia piuttosto creato dei problemi per aver convinto l'Europa a spingere la Svizzera a rinunciare alla sua strategia delle limitazioni sui visti Schengen, strategia che aiutò la liberazione di Hamdani.[33][34]

Agosto 2010, seconda visita ufficiale in Italia e nuove polemiche

Il 29 agosto 2010 Gheddafi inizia un nuovo soggiorno in Italia per celebrare il secondo anniversario della firma del Trattato di Amicizia fra Italia e Libia. Anche durante questo suo soggiorno romano, organizza alcune "lezioni" di Islam e Corano a quasi 500 ragazze hostess, regolarmente stipendiate per la presenza. «L'Islam dovrebbe diventare la religione di tutta l'Europa» ha apostrofato Gheddafi alle ragazze. Tre ragazze, due italiane e una spagnola, si sono presentate con il velo perché si sono convertite all'Islam.[35]

Anche in questo caso la presenza del leader libico nello Stivale ha suscitato notevoli polemiche. In particolare il senatore Marco Perduca (Lista Emma Bonino - PD) e i Radicali Italiani hanno protestato per la permanenza nella caserma dei carabinieri dedicata all'eroe italiano "Salvo D'Acquisto"[36]. Per contrastare la permanenza di Gheddafi in questa caserma è stato persino organizzato un flash mob[37].

Febbraio 2011, moti insurrezionali in Libia

Lo stesso argomento in dettaglio: Proteste nel mondo arabo del 2010-2011.
Lo stesso argomento in dettaglio: Sommosse popolari in Libia del 2011.

A seguito dei moti insurrezionali che si stanno succedendo in molti stati arabi del Nord Africa e che, tra gennaio e febbraio del 2011, hanno già portato alla caduta dei Presidenti Zine El-Abidine Ben Ali in Tunisia e Hosni Mubarak in Egitto, anche la posizione politica e personale di Gheddafi ha cominciato ad appannarsi. A seguito di numerose manifestazioni di cittadini libici, in particolare a Bengasi, represse con il massiccio intervento di truppe armate anche mercenarie provenienti dal Ciad al soldo del raìs libico (circa 10.000 vittime alla data del 25 febbraio 2011[38]), gli scontri si sono estesi repentinamente alla capitale Tripoli, dove sono stati ordinati raid aerei contro gli insorti e le posizioni occupate. [39] Alla segnalazione del 22 febbraio che lo dava in partenza per un esilio in Venezuela (notizia smentita però dalle autorità di Caracas), alla data del 25 febbraio si trova ancora in Libia, rifugiato nella caserma-bunker di Bab al-Azizia bombardata dagli americani nel 1986[40] come sembra testimoniare un pur brevissimo comunicato televisivo[41]. L'estrema mobilità e incertezza delle condizioni politiche nell'area fa comunque ritenere assai prossimi ulteriori sviluppi circa la sorte del Colonnello Gheddafi. Nella stessa data in un discorso televisivo, nell'estremo tentativo di salvare il potere, annuncia un programma di riforme che non ha sortito effetto alcuno sui manifestanti. Nel medesimo discorso, il leader libico ha sostenuto che la protesta sia stata pilotata a scopi economici dagli USA al fine di sottomettere il paese, così come già accaduto in Iraq e Afganistan. Inoltre ha accusato l'Italia, noto partner commerciale, di aver fornito razzi ai manifestanti. Quest'ultima tesi è stata prontamente smentita dal Ministro degli Affari esteri italiano Franco Frattini, nonché dallo stesso Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi in una telefonata al Colonnello. Gheddafi cerca di reprimere la rivolta facendo mitragliare i cittadini di Tripoli da raid aerei e il 24 febbraio, soldati mercenari 15enni provenienti dal Ciad e assolsati da,llo stesso Gheddafi, bombardano la città di Zawia, situata vicino al confine con la Tunisia[42][43]. Alla data del 25 febbraio le città in mano a Gheddafi sono solo Tripoli e Sirte, sua città natale, mentre quelle in mano ai ribelli sono Misurata (regione Tripolitania), Marsa Brega, Bengasi, Tobruch e Ajdabiya (regione Cirenaica) ed espugnate riuscendo a cacciare i ribelli[44]. Anche l'aereoporto di Tripoli è stato espugnato grazie anche alla resa dei militari libici[45]. Lo stesso giorno Gheddafi si presenta improvvisamente in Piazza Verde a Tripoli annunciando pubblicamente che armerà il popolo libico per uccidere il "nemico" e che sarà un "inferno" per chi non lo vuole[46]. Secondo Al Jazeera la manifestazione pro-Gheddafi sarebbe stata orchestrata dal regime, che avrebbe pagato e portato centinaia di persone in Piazza Verde per far credere di avere ancora un supporto ampio [47].

Quote azionarie

Attraverso la Libyan Investment Authority e la Central Bank of Libya detiene il:

Opere

I, La soluzione del problema della democrazia. Il potere del popolo, Milano, Mursia, 1977.
II, La soluzione del problema economico. Il socialismo, Palermo, Palumbo, 1978.

Note

  1. ^ La Stampa.it: "Gheddafi ha origini ebraiche" 7 ottobre 2009
  2. ^ Intervista di Tommaso Di Francesco ad Angelo Del Boca, "il manifesto", 31 agosto 2008, p. 5.
  3. ^ www.airl.it
  4. ^ I libici rivelano 20 anni dopo: «Così Craxi salvò Gheddafi». Corriere della Sera, 31 ottobre 2008.
  5. ^ Il terrorismo libico e la risposta di Reagan. Corriere della Sera, 11 giugno 2009.
  6. ^ Libero 28 Agosto 2009
  7. ^ Libero-News.it Sassari: Preside Giurisprudenza, laurea a Gheddafi opportunità sviluppo dialogo
  8. ^ MarcoCappato.it - HoRRoris causa in Diritto per un sanguinario alleato bipartisan
  9. ^ RadioRadicale.it - Le vere cause della resistibile ascesa di Gheddafi
  10. ^ http://www.rainews24.rai.it/it/asp/foto-gallery.asp?nid=120981
  11. ^ http://www.ilsole24ore.com/art/SoleOnLine4/Italia/2009/06/al-Mukhtar.shtml?uuid=d2569532-55e8-11de-8641-7073d85a2f75&DocRulesView=Libero
  12. ^ Video Ostruzionismo e manifestazione dei Radicali contro il Trattato Italia-Libia
  13. ^ "Ora siamo amici". Ma il discorso di Gheddafi in Senato salta
  14. ^ Repubblica.it: Gheddafi: "Usa come Bin Laden, partitismo aborto della democrazia"
  15. ^ Repubblica.it: Gheddafi: "Usa come Bin Laden, partitismo aborto della democrazia"
  16. ^ Corriere.it - Gheddafi invita 100 hostess e fa lezione
  17. ^ http://info.rsr.ch/fr/rsr.html?siteSect=840&sid=9336836&cKey=1216290368000
  18. ^ http://tg24.sky.it/tg24/mondo/2009/09/03/gheddafi_chiede_smembramento_della_svizzera.html
  19. ^ http://www.tio.ch/aa_pagine_comuni/articolo_interna.asp?idarticolo=434588&idsezione=9&idsito=1&idtipo=3&action=scrivi
  20. ^ http://www.swissinfo.ch/ita/rubriche/notizie_d_agenzia/mondo_brevi/Ostaggi_svizzeri_in_Libia:_19_mesi_di_crisi,_cronologia.html?cid=8346490
  21. ^ http://www.amnesty.org/en/news-and-updates/swiss-businessman-held-libya-returns-home-2010-06-15
  22. ^ http://www.amnesty.ch/it/attualita/news/2010/svizzeri-trattenuti-in-libia-amnesty-international-esige-la-liberazione-di-max-goeldi
  23. ^ http://www.corriere.it/esteri/08_agosto_28/hannibal_gheddafi_violenze_3a51623e-74cb-11dd-b47d-00144f02aabc.shtml
  24. ^ http://www.tsr.ch/tsr/index.html?siteSect=200001&sid=9362569
  25. ^ http://www.swissinfo.ch/ita/index/La_Svizzera_chiede_scusa_alla_Libia.html?cid=472938
  26. ^ http://www.francesoir.fr/afrique/2010/02/22/crise-libye.html
  27. ^ http://it.reuters.com/article/topNews/idITMIE61O0UA20100225
  28. ^ http://info.rsi.ch/home/channels/informazione/svizzera/2010/03/04/LegaAraba-Tripoli.html
  29. ^ http://www.corriere.it/esteri/10_febbraio_17/frattini-malta-libia-svizzera_05593c74-1bb8-11df-9bdf-00144f02aabe.shtml
  30. ^ http://www.swissinfo.ch/fre/index/Affaire_Kadhafi:_la_solidarite_critique_de_l_Europe.html?cid=8346116
  31. ^ http://www.ilgiornale.it/esteri/tripoli_polizia_circonda_lambasciata_berna_limprenditore_svizzero_condannato_si_consegna/politica-circondata-ambasciata_svizzera-gheddafi-libia/22-02-2010/articolo-id=424134-page=0-comments=1
  32. ^ http://www.tagesanzeiger.ch/ausland/europa/Die-BerlusconiShow-in-Tripolis/story/28764313
  33. ^ YouTube: RSI Göldi verso casa
  34. ^ Libia, Berlusconi con Goeldi non c’entra: “Ha creato piuttosto dei problemi”
  35. ^ Gheddafi show a Roma con le hostess: «L'Islam religione d'Europa», su corriere.it, Corsera.it, 29 agosto 2010.
  36. ^ Virgilio.it - Italia-Libia/ Perduca: Intollerabile circo in Caserma D'Acquisto
  37. ^ Facebook: «Flash mob per contrastare la presenza di Gheddafi in Italia»
  38. ^ http://www.gossipitaliano.it/libia-gheddafi-caos-e-bombe-a-zawia-e-tripoli-10-000-morti-rivolta-41458.html
  39. ^ http://www.repubblica.it/esteri/2011/02/21/news/bombe_sui_manifestanti_250_morti_l_ue_contro_gheddafi-12744067/?ref=HREA-1
  40. ^ http://www.unita.it/gheddafi-in-piazza-l-inferno-per-chi-non-mi-ama-1.273910
  41. ^ http://www.corriere.it/esteri/11_febbraio_22/gheddafi-insinuazioni-maliziose-tv-stato-discorso_27a0f322-3e16-11e0-8c41-24e78bec137b.shtml
  42. ^ http://www.ansa.it/web/notizie/rubriche/topnews/2011/02/24/visualizza_new.html_1583846647.html
  43. ^ http://www.dirittodicritica.com/2011/02/24/zawia-gheddafi-bombardamento/
  44. ^ http://www.ilpost.it/2011/02/25/lassedio-a-gheddafi/
  45. ^ http://www.ansa.it/web/notizie/rubriche/mondo/2011/02/25/visualizza_new.html_1583010701.html
  46. ^ http://www.corriere.it/esteri/11_febbraio_22/gheddafi-insinuazioni-maliziose-tv-stato-discorso_27a0f322-3e16-11e0-8c41-24e78bec137b.shtml
  47. ^ http://www.ilpost.it/2011/02/25/lassedio-a-gheddafi/
  48. ^ http://tg24.sky.it/tg24/economia/2011/02/20/libia_italia_rapporti_economici_unicredit_eni_impregilo_finmeccanica_petrolio_investimenti.html
  49. ^ http://www.dagospia.com/rubrica-4/business/articolo-22068.htm#Scene_1 Dalla Juve a Unicredit, ecco chi trema con Gheddafi

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Predecessore Primo ministro della Libia (ad interim) Successore
Mahmud Sulayman al-Maghribi 19701972 ʿAbd al-Salām Jallūd
Predecessore Presidente dell'Unione Africana Successore
Jakaya Mrisho Kikwete dal 2 febbraio 2009 al 31 gennaio 2010 Bingu wa Mutharika
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