Tutti morimmo a stento

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Tutti morimmo a stento
album in studio
ArtistaFabrizio De André
Pubblicazionenovembre[1] 1968
Durata33:57
Dischi1
Tracce10
GenereMusica d'autore
Folk
Pop
Rock progressivo
EtichettaBluebell Records
ProduttoreGian Piero Reverberi
Registrazioneagosto 1968, studi RCA Italiana, Roma
Velocità di rotazione33 giri
FormatiLP di 30 cm[2]
NoteCollaborazione alle musiche, orchestrazione, direzione Orchestra Philharmonia di Roma e Coro Pietro Carapellucci: Gian Piero Reverberi
Assistenza tecnico-artistica: Gianfranco Reverberi
Tecnico di registrazione: Giorgio Agazzi
Fabrizio De André - cronologia
Album precedente
(1967)
Album successivo
(1968)
Singoli
Recensioni professionali
RecensioneGiudizio
Ondarock[3]Pietra miliare
Storia della musica[4]
AllMusic[5]

Tutti morimmo a stento è il secondo album in studio di Fabrizio De André, pubblicato in Italia nel 1968. È uno dei primi concept album in Italia.

Storia[modifica | modifica wikitesto]

«Parla della morte... Non della "morte cicca", con le ossette, ma della morte psicologica, morale, mentale, che un uomo normale può incontrare durante la sua vita. Direi che una persona comune, ciascuno di noi forse, mentre vive si imbatte diverse volte in questo genere, in questo tipo di morte - in questi vari tipi, anzi, di morte - prima di arrivare a quella vera. Così, quando tu perdi un lavoro, quando tu perdi un amico, muori un po'; tant'è vero che devi un po' rinascere, dopo.»

L'idea di questo disco venne a De André dopo aver ascoltato Days of Future Passed dei Moody Blues, realizzato insieme alla London Festival Orchestra. L'opera nacque dopo due anni[7] di collaborazione con Gianfranco Reverberi e Gian Piero Reverberi nell'orchestrazione, e nella stesura dei testi con Riccardo Mannerini (Il cantico dei Drogati)[8][9] e Giuseppe Bentivoglio (La ballata degli impiccati)[10]. Gian Piero Reverberi risulta ufficialmente co-autore di tutte le musiche, ma il suo contributo sembra essere andato oltre. A Riccardo Bertoncelli dichiarava infatti: "In dischi impegnativi come Tutti morimmo a stento, Fabrizio non era in grado di reggere da solo tutta l'architettura. Lì c'è un mio intervento profondo."[11] Il tema portante di questo concept è la "morte psicologica, mentale"[12][13] dell'individuo che viene illustrata attraverso la presentazione di vari personaggi: tossicodipendenti, ragazzine traviate, impiccati (in questo caso anche la morte fisica dunque), personaggi di dubbia moralità... Un mondo saturo di "morte" e rancore che trova un suo riscatto nella pietà, intesa quasi come compassione e misericordia, di quegli "uomini senza fallo" a cui è rivolto il Recitativo[14]. In questo senso riprende la tematica della pietà rivolta universalmente agli sconfitti, indifferentemente dalle colpe e dalle virtù, già espressa in altre canzoni come La città vecchia, Bocca di rosa e Via del Campo.

La prima stampa di questo disco riporta in copertina la scritta Volume 2, che scomparirà nelle ristampe successive. Le prime due stampe in vinile hanno il sottotitolo Cantata in Si minore per solo, coro e orchestra. Esistono altri dischi di De André con questo titolo, ma si tratta di album antologici del periodo Karim. Il 23 ottobre 2009 è uscita un'edizione a tiratura limitata in vinile colorato giallo (Sony RCA LP 886976090012).

L'album ottenne un'accoglienza positiva, tanto da diventare l'LP più venduto in Italia nel 1968[15], seguito dal primo album registrato in studio di De André nel 1967 Vol. 1º, raggiungendo una vendita di quasi 50 000 copie[16].

«Il disco è già un best seller: e lo è tra le ragazzine, gli studenti, i professori di scuola media...»

Molti anni dopo De André definì invece il disco come "polveroso" e "barocco"[17], pur rivalutandolo negli ultimi tempi della sua carriera.

Dall'album fu tratto il singolo Leggenda di Natale/Inverno, con una copertina molto simile a quella dell'album.

Il disco venne presentato il 30 marzo 1969, la domenica delle Palme, al Cinema Impero di Intra, frazione di Verbania, in una delle rarissime uscite pubbliche di De André prima del tour del 1975, un incontro organizzato da due sacerdoti, don Carlo Scaciga e e don Donato Paracchini, che vide la partecipazione di circa cinquecento giovani legati alla parrocchia[18].

Tracce[modifica | modifica wikitesto]

Tutti i testi sono di Fabrizio De André, eccetto dove indicato; tutte le musiche sono state composte Fabrizio De André e Gian Piero Reverberi[19].

Lato A
  1. Cantico dei drogati – 7:08 (testo: Fabrizio De André, Riccardo Mannerini)
  2. Primo intermezzo – 1:57
  3. Leggenda di Natale – 3:14
  4. Secondo intermezzo – 1:57
  5. Ballata degli impiccati – 4:23 (testo: Fabrizio De André, Giuseppe Bentivoglio)

Durata totale: 18:39

Lato B
  1. Inverno – 4:11
  2. Girotondo – 3:06
  3. Terzo intermezzo – 2:12
  4. Recitativo (due invocazioni e un atto di accusa) (i titoli "Recitativo" e "Corale" costituiscono un unico brano depositato in SIAE come Recitativo e corale. Il primo titolo si riferisce all'insieme delle sue strofe (che sono per l'appunto tre: due invocazioni e un atto di accusa), il secondo si riferisce all'insieme degli incisi eseguiti dal coro di Pietro Carapellucci, che narrano la leggenda del re infelice.) – 0:47
  5. Corale (leggenda del re infelice) – 5:02

Durata totale: 15:18

I brani[modifica | modifica wikitesto]

De André spiega così gli argomenti delle singole canzoni:

«L'argomento di "Tutti morimmo a stento" non è nuovo. Le canaglie, i traviati, i drogati, sono sempre esistiti, come gli impiccati. Il tema centrale è la morte, morte intesa in senso psicologico, morale. Scrivo di essa perché forse ho paura di morire, come tutti. Sul tema centrale si innestano tre intermezzi che io chiamo di giustificazione. Col "Primo intermezzo" giustifico i drogati da un punto di vista umano. Parlo dei veri professionisti della droga non dei dilettanti. Sono andato da uno di essi e mi son fatto raccontare le sue sofferenze. Io non mi sono drogato, non tanto per la morale, ma perché ho un figlio. Col "Secondo intermezzo" giustifico Babbo Natale, come si giustifica qualsiasi vecchio che tenta di aggrapparsi alla vita raccogliendo i frutti più belli, come il sorriso di una ragazzina vergine. Col "Terzo intermezzo" giustifico la guerra e l'amore, come esplicazione di due sentimenti umani. L'amore inteso nel senso più lato, verso tutto e tutti; la guerra come estrinsecazione di quel terribile sentimento che è l'odio. La musica sottolinea con diverso vigore la disparità degli argomenti. Ho introdotto una specie di beat con la lingua in fuori per creare un coro, come nella tragedia greca.»

Cantico dei drogati[modifica | modifica wikitesto]

Il testo della canzone è ispirata alla poesia "Eroina"[9] del poeta Riccardo Mannerini, amico di De André.

«Riccardo Mannerini era un altro mio grande amico. Era quasi cieco perché quando navigava su una nave dei Costa una caldaia gli era esplosa in faccia. È morto suicida, molti anni dopo, senza mai ricevere alcun indennizzo. Ha avuto brutte storie con la giustizia perché era un autentico libertario, e così quando qualche ricercato bussava alla sua porta lui lo nascondeva in casa sua. E magari gli curava le ferite e gli estraeva i proiettili che aveva in corpo. Abbiamo scritto insieme il Cantico dei Drogati, che per me, che ero totalmente dipendente dall'alcool, ebbe un valore liberatorio, catartico. Però il testo non mi spaventava, anzi, ne ero compiaciuto. È una reazione frequente tra i drogati quella di compiacersi del fatto di drogarsi. Io mi compiacevo di bere, anche perché grazie all'alcool la fantasia viaggiava sbrigliatissima. Mannerini mi ha insegnato che essere intelligenti non significa tanto accumulare nozioni, quanto selezionarle una volta accumulate, cercando di separare quelle utili da quelle disutili. Questa capacità di analisi, di osservazione, praticamente l'ho imparata da lui. Mi ha anche influenzato a livello politico, rafforzando delle idee che già avevo. Sicuramente è stata una delle figure più importanti della mia vita.»

Musicalmente, l'introduzione è opera di Gian Piero Reverberi. La canzone è direttamente seguita dal Primo intermezzo e ad esso legata.

Leggenda di Natale[modifica | modifica wikitesto]

Leggenda di Natale è ispirata alla canzone Le Père Noël et la petite fille di Georges Brassens, quarta traccia dell'album Les Funérailles d'antan (1960). Il brano verte sulla circonvenzione usata da un uomo maturo, furbo e senza scrupoli, su un'ingenua ragazza che si lascia facilmente ingannare nel suo sentimento più innocente, la fiducia. È seguita dal breve Secondo intermezzo legato al tema della canzone, in cui con metafore poetiche De André cerca di spiegare invece il punto di vista dell'uomo, facendolo parlare in prima persona del suo timore di morire e del suo tentativo di "aggrapparsi alla vita", seppur approfittando della ragazzina.[20]

Ballata degli impiccati[modifica | modifica wikitesto]

Il titolo riprende quello della La ballata degli impiccati di François Villon, ma, spoglio della tematica religiosa, gli impiccati qua non invocano pietà e la salvezza ma portano rancore verso chi li condanna, e descrivono la loro morte in maniera realistica. Il brano è un attacco contro la pena di morte in generale, che De André considera sbagliata anche nei confronti di assassini e criminali condannati dalla legge.

Inverno[modifica | modifica wikitesto]

Nel brano De André descrive i periodi bui della vita, dopo i quali a volte, si viene consolati da una calda estate. È un inno al ciclo delle stagioni che sono un po' come la vita, in cui si passa dal sole di un caldo sorriso al freddo pungente della malinconia.

Girotondo[modifica | modifica wikitesto]

La canzone è una filastrocca cantata al ritmo di Marcondiro (quindi riprendendo il ritmo della celebre canzoncina popolare per bambini Oh che bel castello), interpretata dal cantautore insieme ad un coro di bambini: De André, accompagnandosi con la chitarra, canta delle domande ed i bambini cantano le risposte. Nella canzone sono presenti due dei temi trattati nell'album: la morte fisica e la morte psicologica riferita alla perdita dell'innocenza da parte dei bambini.[21]

La storia raccontata è in un certo senso kafkiana, in quanto rispecchia l'aforisma dello scrittore ceco «Il male conosce il bene, ma il bene non conosce il male», secondo cui il male succede senza che nessuno ne abbia consapevolezza o volontà: il soldato potrebbe non fare la guerra ma la guerra scoppia, Dio potrebbe intervenire ma non lo fa, l'aviatore potrebbe non gettare la bomba ma la bomba è già caduta e ha colpito tutti indistintamente.[21]

La canzone divenne uno dei manifesti contro la guerra.[22] È stata definita una delle trovate insieme più eccessive e agghiaccianti della storia della canzone italiana.[23] Il brano è stato anche inciso da Teresa De Sio e Yo Yo Mundi nell'album Fatto per un mondo migliore.[24]

Dalla canzone è stato tratto un libro contro la guerra dall'omonimo titolo, edito dalla casa editrice Gallucci ed illustrato da Pablo Echaurren.[25] Il brano è seguito dal Terzo intermezzo.

Corale (leggenda del re infelice)[modifica | modifica wikitesto]

Introdotto dal Recitativo (due invocazioni e un atto d'accusa), che ne rappresenta nei fatti la prima strofa, riprende i temi delle precedenti canzoni nelle singole strofe recitate da De André su coloro che sono vinti dalla vita: i drogati, le ragazze traviate, i condannati a morte, infine il tema della morte reale delle persone vista come livellatrice (tutto sulla falsariga di Villon e dei motivi medievali del trionfo della morte e della danza macabra[26]), seguito dall'invito ad avere pietà di chiunque, poiché ognuno è soggetto alla falce della morte e alla sofferenza; nel testo il cantante mette sotto accusa banchieri e ricchi, borghesi benpensanti e giudici inclementi, incapaci di impietosirsi. Il ritornello cantato dal coro racconta invece di un re molto ricco che possiede un castello d'oro e uno d'argento, ma è triste; dona quindi i suoi beni ottenendo amici e amori, ma non è lo stesso felice. La canzone conclude parlando del valore del dono come atto di semplice pietà senza aspettarsi nulla in cambio.

La versione inglese[modifica | modifica wikitesto]

Nel 1969 il produttore Antonio Casetta ebbe l'idea di realizzare una versione in inglese di questo disco: De André quindi reincise le parti vocali dell'album. Questa versione non è mai stata pubblicata ufficialmente, ma si giunse fino alla stampa di un'unica copia di test in vinile, dal titolo Lament of the Junkie (come la prima traccia). La grafica era completamente differente dalla versione italiana, con copertina apribile, tutti i testi delle canzoni e una biografia dell'artista in inglese e l'elenco di tutti i nomi dei musicisti. La scaletta del disco era la seguente:

  1. Lament of the Junkie
  2. First Intermezzo
  3. Legend of Christmas
  4. Second Intermezzo
  5. Ballad of the Hanged
  6. Winter
  7. Ring Around the H-Bomb
  8. Third Intermezzo
  9. Relativity

L'unica preziosa copia di questa versione è stata scoperta nel 2007 in possesso di un collezionista statunitense, che l'ha custodita per quasi 40 anni senza riferirlo a nessuno. Solamente in occasione del suo ottantesimo compleanno rivelò il segreto in forma privata al collezionista Mimmo Carrata, al quale poi cedette il disco pochi giorni dopo. Carrata infatti ne è l'attuale proprietario.[27]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ TUTTI MORIMMO A STENTO, su discografia.dds.it.
  2. ^ Tutti morimmo a stento, su discografia.dds.it, Discoteca di stato. URL consultato il 27 novembre 2023.
  3. ^ Claudio Fabretti, Fabrizio De Andrè - Tutti morimmo a stento :: Le pietre miliari di Onda Rock, su ondarock.it, Onda Rock, 29 ottobre 2006. URL consultato l'11 maggio 2014.
  4. ^ Angelo Bignamini, Recensione: Fabrizio De André - Tutti Morimmo a Stento, su storiadellamusica.it. URL consultato l'11 maggio 2014.
  5. ^ (EN) Mariano Prunes, Tutti Morimmo a Stento - Fabrizio De André, su allmusic.com, AllMusic. URL consultato l'11 maggio 2014.
  6. ^ Intervista rilasciata alla RAI nel 1969. Ora nel video (curato da V. Mollica) allegato a Fabrizio De André. Parole e canzoni, Einaudi, Torino, 1999.
  7. ^ Filmato audio Fabrizio De André in studio con Roberto Arnaldi, su YouTube, 26 marzo 2012. URL consultato l'11 maggio 2014.
  8. ^ Collaborazione tra De André e Mannerini. Fabrizio De André e Riccardo Mannerini all’epoca della loro collaborazione (1968) Tutti morimmo a stento (ANSA PD-Italia), su centralpalc.com, L'Opera, 19 marzo 2013 (archiviato dall'url originale il 28 giugno 2013).
  9. ^ a b Poesia Eroina di Riccardo Mannerini, su liosite.com. URL consultato il 26 novembre 2015 (archiviato dall'url originale il 17 gennaio 2019).
  10. ^ Ballata degli impiccati, su creuzadema.net. URL consultato l'11 maggio 2014.
  11. ^ Bertoncelli, p. 76.
  12. ^ Giuseppe Cirigliano, Fabrizio De André Tutti morimmo a stento (1968), su giuseppecirigliano.it. URL consultato l'11 maggio 2014 (archiviato dall'url originale il 2 novembre 2014).
  13. ^ fabrizio de andré: commentodischi, su giuseppecirigliano.it. URL consultato il 27 febbraio 2014 (archiviato dall'url originale il 17 ottobre 2013).
  14. ^ Fabrizio De André. Note di copertina di Tutti morimmo a stento, [[{{{artista}}}]], {{{etichetta}}}, 1968. URL consultato in data 11 maggio 2014.
  15. ^ Classifica dei dischi più venduti in Italia - 1968, su musicaggini.myblog.it, 19 luglio 2011. URL consultato l'11 maggio 2014.
  16. ^ a b Adriano Botta, Un nuovo fenomeno nel mondo della canzone. È in testa alle vendite dei dischi a 33 giri. Si chiama Fabrizio De Andrè: nei suoi versi da liceo classico c’è di tutto, da Villon a Pascoli, in L'Europeo, n. 11, 13 marzo 1969 (archiviato dall'url originale il 30 marzo 2010).
  17. ^

    «"Te la sentiresti di dire quale dei tuoi dischi è il migliore?" "Senza dubbio ti rispondo: La buona novella, è quello più ben scritto, meglio riuscito". "Lo sai che ero quasi sicuro che invece mi avresti risposto: Tutti morimmo a stento? Come mai questa scelta?" "No, quello è un disco polveroso, barocco, e non dimentichiamoci che sotto il Barocco c'era il peso della Controriforma..."»

  18. ^ De André parla della morte, e conquista tutti, su stonemusic.it.
  19. ^ Pur essendo nella copertina del disco attribuite al solo De André, le musiche di tutte le canzoni sono scritte insieme a Reverberi, come risulta dal deposito SIAE.
  20. ^ a b Citato in: De André Talk , di Claudio Sassi e Walter Pistarini
  21. ^ a b Walter Pistarini, Fabrizio De André. Il libro del mondo. Le storie dietro le canzoni, Firenze, Giunti Editore, 2018.
  22. ^ Matteo Borsani e Luca Maciacchini, Anima salva. Le canzoni di Fabrizio De André, 1999, p. 44.
  23. ^ Recensione - Tutti morimmo a stento, su Rockol.it.
  24. ^ Franco Zanetti e Claudio Sassi, Fabrizio De André in concerto, Firenze, Giunti Editore, 2019.
  25. ^ √ 'Girotondo' di Fabrizio De André diventa un libro contro la guerra, su Rockol.it. URL consultato il 28 febbraio 2019.
  26. ^ La danza macabra, su oltremagazine.com.
  27. ^ Bruno Persano, Scoperto negli Usa inedito di De André. Canta in inglese "Tutti morimmo a stento", in la Repubblica, Roma, 21 settembre 2007. URL consultato l'11 maggio 2014.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Michele Neri, Claudio Sassi e Franco Settimo, Fabrizio De André-Discografia illustrata, Roma, Coniglio Editore, 2006.
  • Riccardo Bertoncelli (a cura di), Belin, sei sicuro? Storia e canzoni di Fabrizio De André, Firenze, Giunti, 2003, ISBN 88-09-02853-8.
  • Claudio Sassi e Odoardo Semellini, Tutti morimmo a stento. Il Sessantotto di Fabrizio De André, Lampi di Stampa, 2018, ISBN 8848824110.

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

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