Vittorio Bachelet

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Vittorio Bachelet

Vicepresidente del Consiglio superiore della magistratura
Durata mandato21 dicembre 1976 –
12 febbraio 1980
PresidenteGiovanni Leone
Sandro Pertini
PredecessoreGiacinto Bosco
SuccessoreUgo Zilletti

Componente del Consiglio superiore della magistratura
Durata mandato18 dicembre 1976 –
12 febbraio 1980

Dati generali
Partito politicoDemocrazia Cristiana
Titolo di studioLaurea in giurisprudenza
UniversitàUniversità degli Studi di Roma "La Sapienza"
ProfessioneDocente universitario

Vittorio Bachelet (AFI: /baʃʃeˈlɛ/; Roma, 20 febbraio 1926Roma, 12 febbraio 1980) è stato un giurista e politico italiano.

Docente universitario, fu anche dirigente dell'Azione Cattolica ed esponente democristiano, nonché vicepresidente del Consiglio superiore della magistratura. Nel 1980 fu assassinato dalle Brigate Rosse in un agguato alla Sapienza.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Primi anni e formazione[modifica | modifica wikitesto]

Era l'ultimo dei nove figli di Giovanni, ufficiale dell'esercito, e di Maria Bosio, torinesi di origini francesi. Nel 1934, ancora bambino, si iscrive all'Azione Cattolica presso il circolo parrocchiale di S. Antonio di Savena di Bologna, dove allora vive la sua famiglia. Segue il padre, tenente generale del genio, a Roma negli anni della seconda guerra mondiale; qui frequenta assiduamente la Congregazione del Cardinal Massimi.

Dopo la maturità classica presso il Liceo Tasso, si iscrive nel 1943 alla facoltà di giurisprudenza e inizia la militanza nella FUCI, sia nella sezione romana sia nel centro nazionale, dove presto diventa condirettore di Ricerca, il periodico della federazione universitaria. In realtà, inizierà a frequentare assiduamente le lezioni solo l'anno successivo, a causa della caduta del Governo Mussolini. Il 24 novembre 1947 si laurea, con una tesi in diritto del lavoro su I rapporti fra lo Stato e le organizzazioni sindacali (votazione 110/110 e lode), di cui è relatore Lionello Levi Sandri.

Attività accademica ed editoriale[modifica | modifica wikitesto]

Nell'anno accademico 1947-48 è assistente volontario presso la cattedra di diritto amministrativo della Sapienza e svolge attività di ricerca con il prof. Zanobini. Intanto, diviene redattore capo della rivista di studi politici Civitas, diretta da Paolo Emilio Taviani, della quale nel 1959 diviene vicedirettore, e ottiene diversi incarichi presso il CIR (Comitato Interministeriale per la Ricostruzione, l'attuale CIPE) e la Cassa del Mezzogiorno. Il 26 giugno 1951 si sposa con Maria Teresa (Miesi) de Januario. Il 13 aprile 1952 nasce la figlia Maria Grazia. Tre anni dopo, il 3 maggio 1955, nasce il figlio Giovanni Battista.

Nel 1957 pubblica un volume sull'attività di coordinamento nell'amministrazione pubblica dell'economia (vedi bibliografia), rimasto punto di riferimento nella legislazione nazionale e comunitaria. Ottiene la libera docenza in diritto amministrativo e in istituzioni di diritto pubblico, iniziando la sua carriera di professore universitario: dapprima è docente di diritto amministrativo presso la scuola di applicazione della Guardia di Finanza (1956-1959) e professore incaricato di diritto amministrativo nella Facoltà di Giurisprudenza dell'Università degli Studi di Pavia (1958-1961), poi presso la facoltà di scienze politiche dell'Università degli Studi di Trieste e, dal 1974, professore ordinario di diritto pubblico dell'economia presso la facoltà di scienze politiche dell'Università "La Sapienza" di Roma. Nel 1977 divenne ordinario di Diritto amministrativo nella stessa facoltà.

In questo periodo (1962, vedi bibliografia) pubblica anche un'opera sul rapporto fra disciplina militare e ordinamento statale alla luce della Costituzione, che parecchi anni dopo rappresenterà un contributo rilevante alla riforma dell'ordinamento militare, e un ampio saggio su costituzione e amministrazione: per Bachelet, l'entrata in vigore della Costituzione ha aperto "una fase nuova anche nel nostro sistema di giustizia amministrativa" (1966, vedi bibliografia).

La militanza nell'Azione cattolica Italiana[modifica | modifica wikitesto]

Non abbandona mai la militanza nell'Azione Cattolica e ne diviene uno dei principali dirigenti nazionali. Nel 1959 papa Giovanni XXIII lo nomina vicepresidente nazionale e, il 6 giugno 1964[1], papa Paolo VI lo nomina Presidente Generale per la prima volta: verrà riconfermato anche per i due mandati successivi, fino al 1973; per l'ultimo mandato è però eletto dal Consiglio Nazionale e non più nominato dal Papa, secondo il nuovo statuto incoraggiato proprio da Paolo VI e approvato nel 1969.

La missione che gli hanno affidato i due Papi è rinnovare l'Azione Cattolica per attuare il Concilio, come recita il titolo di un suo libro del 1966 (vedi bibliografia). La svolge democratizzando la vita interna dell'associazione, accompagnando la riforma della liturgia successiva al Concilio, promuovendo una nuova corresponsabilità dei laici nella vita della Chiesa, guidando l'associazione verso un progressivo distacco dall'impegno politico diretto. Dal 1976 ricopre anche la carica di vicepresidente del Pontificio consiglio per la famiglia, del Pontificio consiglio della giustizia e della pace e del Comitato italiano per la famiglia.

L'attività politica e l'attentato[modifica | modifica wikitesto]

Iscritto alla Democrazia Cristiana, amico e ammiratore di Aldo Moro, dopo le elezioni amministrative del giugno 1976 viene eletto consigliere comunale a Roma; il 21 dicembre dello stesso anno viene anche eletto vicepresidente del Consiglio superiore della magistratura, del quale fa parte come membro "laico", cioè eletto dal Parlamento in seduta comune con un'amplissima maggioranza costituita praticamente da tutte le forze che componevano il cosiddetto "arco costituzionale".

Il 12 febbraio 1980, al termine di una lezione, mentre conversa con la sua assistente Rosy Bindi, viene assassinato da un nucleo armato delle Brigate Rosse, sul mezzanino della scalinata che porta alle aule professori della facoltà di scienze politiche della Sapienza, colpito con sette proiettili calibro 32 Winchester; a sparare furono prima Anna Laura Braghetti e poi Bruno Seghetti.

Due giorni dopo se ne celebrano i funerali nella chiesa di San Roberto Bellarmino di Roma. Riposa nella tomba di famiglia nel cimitero Flaminio. Uno dei due figli, Giovanni, all'epoca venticinquenne, durante la preghiera dei fedeli, pronuncia queste parole:

«Preghiamo per i nostri governanti: per il nostro presidente Sandro Pertini, per Francesco Cossiga. Preghiamo per tutti i giudici, per tutti i poliziotti, i carabinieri, gli agenti di custodia, per quanti oggi nelle diverse responsabilità, nella società, nel Parlamento, nelle strade continuano in prima fila la battaglia per la democrazia con coraggio e amore.

Vogliamo pregare anche per quelli che hanno colpito il mio papà perché, senza nulla togliere alla giustizia che deve trionfare, sulle nostre bocche ci sia sempre il perdono e mai la vendetta, sempre la vita e mai la richiesta della morte degli altri.»

Vita privata[modifica | modifica wikitesto]

Il 26 giugno 1951 sposa Maria Teresa De Januario nativa di Orsogna, con cui avrà due figli: Maria Grazia (13 aprile 1952) e Giovanni (3 maggio 1955).

Istituto Vittorio Bachelet[modifica | modifica wikitesto]

Nasce in seno all'Azione Cattolica nel 1988 per la formazione dei laici in campo politico e sociale. Essa propone convegni, seminari e sussidi. Come scrisse lo stesso Bachelet:

«“È urgente formare generazioni nuove a un senso della società, non certo per avere “riserve” per le future formazioni ministeriali – per cui ci sono anche troppi aspiranti – ma per continuare piuttosto con una diffusione nel corpo sociale, quel servizio che, almeno in parte, è già stato offerto per il vertice; per formare cioè una “classe dirigente” come si suole dire, intesa però non in senso solamente politico, ma come guida cristianamente ispirata dell’opinione, della stampa, dei costumi, dell’educazione non solo scolastica (ma anche – ad esempio cinematografica), delle relazioni di lavoro, della vita professionale in genere”.»

Si avvale di un comitato direttivo, un consiglio scientifico e un comitato esecutivo. L'istituto ha istituito premi per tesi di laurea sullo sviluppo e la riforma delle istituzioni democratiche, la partecipazione e la cittadinanza attiva[2].

Opere[modifica | modifica wikitesto]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Ernesto Preziosi, Il tempo ritrovato. I cattolici in Italia negli ultimi cent’anni, Edizioni Dehoniane Bologna, 1987, pag. 262.
  2. ^ Premio "Vittorio Bachelet" per Tesi di Laurea - Edizione 2019, su azionecattolica.it. URL consultato il 12 febbraio 2020 (archiviato dall'url originale il 1º dicembre 2020).

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • G. Martina, A. Monticone (a cura di), Vittorio Bachelet. Servire, Studium, Roma 1981.
  • D. Nastro, G. Conso (a cura di), Il Consiglio superiore di Vittorio Bachelet, Consiglio superiore della magistratura, Roma 1981.
  • Aa. Vv. (a cura di), La spiritualità dei laici. Riflessioni nel 2º anniversario della morte di Vittorio Bachelet (12 febbraio 1982), AVE, Roma 1982.
  • M. Agnes (a cura di), Vittorio Bachelet, un cristiano per il mondo, AVE, Roma 1982.
  • Luca Diliberto, Giovanni Panozzo. Vittorio Bachelet, testimone della speranza. (Libro + DVD) AVE (Anonima Veritas Editrice), 2010.
  • Angelo Bertani, Luca Diliberto. Vittorio Bachelet. AVE (Anonima Veritas Editrice), collana Testimoni, 2008.
  • L'amministrazione in cammino. Una guida alla lettura degli scritti giuridici di Vittorio Bachelet, Giuffrè Editore, Milano 1984.
  • L'amministrazione della società complessa. In ricordo di Vittorio Bachelet, a cura di Giuliano Amato e Giovanni Marongiu, il Mulino, Bologna, 1982.
  • Il Consiglio Superiore di Vittorio Bachelet. Curato da Domenico Nastro e Giovanni Conso. Roma, 1981.
  • Fulco Lanchester, BACHELET, Vittorio, Dizionario biografico degli italiani - Volume 34 (1988), Istituto dell'Enciclopedia Italiana
  • G. Marongiu, G. C. De Martin (a cura di), Democrazia e amministrazione. In ricordo di Vittorio Bachelet, Milano, Giuffrè, 1992
  • A. Bertani (a cura di), Bachelet. Testimoniare da cristiani nella vita e nella politica, La Scuola, Brescia 2011.

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Altri progetti[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

Predecessore Vicepresidente del Pontificio consiglio per la famiglia Successore
Carica istituita 11 gennaio 1973 - 18 dicembre 1976 Edouard Gagnon, P.S.S.
Predecessore Vicepresidente del Consiglio superiore della magistratura Successore
Giacinto Bosco 21 dicembre 1976 - 12 febbraio 1980 Ugo Zilletti
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